Devozione illuminata e illuminante – I quattro secoli della Confraternita di San Giuseppe a Nardò

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Devozione illuminata e illuminante – I quattro secoli della Confraternita di San Giuseppe a Nardò

Pubblichiamo, dall’Osservatore Romano del 19 marzo 2020, l’articolo di P. Tarcisio Stramare, osj, uno dei massimi teologici giuseppini e autore di numerosissimi studi sul santo, sugli studi e le ricerche pubblicati in occasione dei quattro secoli di fondazione della Confraternita di S. Giuseppe in Nardò.


Si inserisce in una lunga tradizione di iniziative culturali, la collaborazione tra la Confraternita di San Giuseppe a Nardò (Lecce) e la Fondazione Terra d’Otranto, in occasione dei 400 anni dalla fondazione (1619-2019). Il titolo De Domo David è il motto stesso della Confraternita che ha promosso l’iniziativa.

Nell’intento di documentare in forma interdisciplinare l’affermazione e diffusione della figura del titolare della Confraternita, con un’ottica a largo raggio, attraverso fonti e testimonianze variegate, si è realizzata una combinazione virtuosa tra ambiti di diversa appartenenza, che hanno collaborato documentando insieme storia, devozione, arte e cultura, e illustrando lo spirito, l’interesse, il sentimento religioso da cui hanno avuto origine le diverse attestazioni, sorte dalla comune radice di una fede antica, così da evidenziare in vario modo la centralità del ruolo del padre putativo di Gesù, valorizzandone i caratteri sotto i diversi aspetti.

Intorno al progetto iniziale, ha preso forma un quadro d’insieme composito, di voci afferenti di inaspettata eterogeneità e ricchezza, che illustrano aspetti e tematiche su un ampio arco cronologico, un percorso ricco e qualificato, sorprendente per varietà di contributi e profondità di conoscenze. Il volume, delle Edizioni Fondazione Terra d’Otranto, consta di 630 pagine, interamente a colori, in formato A/4 a tiratura limitata, è riservato alla Confraternita, le Biblioteche, i collaboratori, e i numerosi prestatori delle riproduzioni.

L’impegno editoriale dei curatori, Stefania Colafranceschi e Marcello Gaballo, ha permesso una trattazione di rilevante valore scientifico grazie alla collaborazione di specialisti del settore, e conseguito un obiettivo di singolare importanza, nel riproporre a vari livelli la lettura del patrimonio artistico e devozionale in Puglia e in altre realtà in Italia, per riscoprire un’identità che parla al presente e guarda al futuro, in dialogo con le generazioni che verranno, e potranno riconoscervi eventi e messaggi con ottica retrospettiva.

Il volume presenta un impianto cospicuo, nella sua articolazione: una parte è dedicata alle testimonianze di alcune realtà presenti in Italia, connesse a san Giuseppe per motivi di culto o di devozione; l’altra centrata sul territorio pugliese, ed in particolare sulle diocesi di Terra d’Otranto, di cui si è voluto illustrare il patrimonio artistico-devozionale legato al santo, attraverso una disamina che prende le mosse dalle pitture rupestri e giunge al XIX secolo.

Il tema della Fuga in Egitto è stato svolto in numerosi contributi, data la presenza nella chiesa neritina di un pregevole altorilievo tardo rinascimentale. Alla Fuga è dedicato un approfondimento sul significato teologico, quale mistero salvifico nell’economia dell’Incarnazione.

“…Giuseppe è figura significante e significativa: almeno fino a quando la sua presenza è indispensabile ai motivi iconografici della predisposizione e scelta di Maria; in quanto strumento obbediente della testimonianza virginale e, quindi, custode della divina incarnazione del Figlio.” spiega il prof. Salamino, nel suo contributo relativo al ciclo di mosaici dell’Arco trionfale di S.Maria Maggiore a Roma.

Un inquadramento generale dell’iconografia del santo, Dal Sogno al Transito, ripercorre gli aspetti principali delle espressioni artistiche, offrendone esempi nelle diverse aree geografiche d’Italia.

Di carattere dottrinario è l’articolo sul Sommario del carmelitano Hieronimo Graciàn, un compendio per la devozione privata, che venne composto su richiesta della Compagnia dei Falegnami di Roma.  

Nei contributi che prendono in esame la chiesa di S.Giuseppe a Nardò, si hanno rilevanti approfondimenti, richiamando legami e riferimenti con la storia della città e del territorio, e le espressioni della pietà della Confraternita, a cui si deve la ricostruzione a seguito del terremoto del 1743: i saggi a carattere storico e artistico, archivistico ed architettonico, illustrano la vivacità della vita confraternale, e le vicissitudini dell’edificio che ha ospitato per secoli il sodalizio.

Un articolo è dedicato alla diffusione del culto nell’ambito delle Confraternite intitolate a San Giuseppe in Puglia “custodi convinte della cultura religiosa della comunità”: una ricostruzione puntuale e documentata dell’associazionismo laicale, dai suoi albori alle forme di più recente attuazione.

La serie di località italiane che il volume documenta, conserva testimonianze artistiche di diverse tipologie, dagli arazzi alle sculture, dalle pitture agli stendardi confraternali, dalle miniature alle incisioni agli argenti, una eccellente e suggestiva esemplificazione delle forme rappresentative di San Giuseppe in Italia: il ricchissimo apparato di illustrazioni che accompagnano i testi, trasmette l’idea dell’impegno profuso, nella linea di una ricerca qualificata e della proficua collaborazione con istituzioni museali, enti e collezionisti, che hanno reso disponibili  i loro materiali.

Sono state documentate chiese, oratori e cappelle intitolate a S.Giuseppe a Borgomanero, Cagli, Carpi, Chiusa Sclafani, Cortemaggiore, Cotignola, Faenza, Forlì, Genova, Isola Dovarese, Lucca, Marina di Ravenna, Napoli, Nardò, Nole, Pordenone, Ravenna, Russi, Samarate, Siena, Todi, oltre alle numerose chiese del Salento, di cui nel libro si tratta.

La dott.ssa Mussetto nel suo contributo illustra la storia della Biblioteca Casanatense di Roma, depositaria di un patrimonio librario d’eccellenza, del quale si riportano oltre cento riproduzioni tra miniature e incisioni realizzate tra XIV e XIX secolo: il percorso iconografico ripercorre le tappe salienti della vita di San Giuseppe, con particolare riguardo ai grandi incisori presenti nel Fondo antico, quali Luca di Leyda, Galle, Durer, Sadeler, Klauber, Callot, e alle pregevoli riproduzioni da Raffaello, Reni, Carracci, Correggio, Luca Giordano, Maratta, Guercino, Tintoretto, Tiziano, Poussin.

Di grande interesse anche gli articoli illustrativi di materiale collezionistico, di speciale valore documentario per datazione e raffinatezza esecutiva: una raccolta tematica che spazia dalle incisioni fiamminghe su pergamena dei secoli XVI-XVII ai canivet meccanici ottocenteschi, alle cromolitografie prodotte tra la fine dell’‘800 e inizio‘900; inoltre una selezione di antichi “canivet” e rare siderografie datate XVII-XIX secolo, ci permettono di avvicinare manufatti e immagini devozionali a stampa particolarmente preziose, prodotte in nord Europa sia in ambito claustrale, sia ad opera di rinomati incisori e stampatori.

Alcune originali espressioni della religiosità, come il manufatto in madreperla con l’effige della Morte di san Giuseppe e vari simboli allegorici, attestano aspetti significativi del patrocinio universalmente riconosciuto al santo, sul passaggio all’Aldilà. Tutta la documentazione prodotta rispecchia dunque un sentimento antico, nella molteplicità dei linguaggi e delle interpretazioni, e fa di questo lavoro un punto di riferimento degli studi su San Giuseppe in Italia. 

 

 

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