Omelia Messa Crismale 2016 – 22 marzo 2016
Carissimi fedeli tutti della nostra amata chiesa di Nardò Gallipoli: cari confratelli, diaconi, religiosi e religiose, seminaristi: grazie per essere qui, per vivere come ogni anno questa solenne celebrazione di particolare e intensa comunione.
È suggestivo vedere insieme sacerdoti e fedeli attorno allo stesso altare per esprimere sensibilmente l’appartenenza alla chiesa e per ringraziare insieme il Signore.
La messa crismale trae il suo nome dalla benedizione degli oli. In questo rito si vuole manifestare l’origine della nostra vocazione e la sua meta. L’origine è l’elezione che Gesù ha fatto delle nostre povere persone, la meta è la partecipazione alla sua gloria.
Ci ha chiamati perché, nella sua inesauribile passione per gli uomini, vuole che la sua grazia invada il tempo e lo spazio, e raggiunga tutti gli uomini fino all’ultimo giorno del tempo.
In questo anno della Misericordia, vogliamo fare memoria delle nostre origini, celebrare la sua misericordia, e così rigenerati, orientarci verso il futuro con gioia e generosità.
Ma prima di inoltrarci nella preghiera di lode e ringraziamento, voglio ricordare per associarli nella preghiera quanti nel prossimo anno che saranno unti con gli oli: bambini battezzandi, i cresimandi, giovani che riceveranno l’ordine sacro e i malati.
Alcuni sono presenti in mezzo a noi. Con gioia saluto i futuri sacerdoti: d. Angelo Casarano, d. Emanuele Calabrese e D. Antonio Bruno, d. Graziano Greco e d. Emanuele Calasso. I futuri diaconi: d. Luigi Previtero, d. Marco Corvaglia, d. Alessio Sestili, e d. Alberto Corrente.
È doveroso poi porgere gli auguri ai confratelli che quest’anno celebrano alcuni anniversari significativi: d. Luigi Tarantino, d. Ottorino Cacciatore e P. Franco dei Chierici della Madre di Dio, 60 anni di vita sacerdotale; e d. Antonio Pisanello 50 anni, e d. Piero De Santis 25 anni. Ci uniremo a loro nei giorni anniversari.
Poi il pensiero e la preghiera vanno ai sacerdoti che non sono con noi oggi perché impegnati altrove, o impediti dalle condizioni di salute o di età.
Vi trasmetto il loro saluto e la loro vicinanza: ho promesso loro che avremmo pregato per loro.
E ricordiamo infine nella preghiera di suffragio i confratelli che nello scorso anno abbiamo accompagnato alle soglie del Regno: d. Tancredi Falcone e don Gaetano Filograna.
Una preghiera per le monache dei nostri Monasteri, che ogni giorno con la vita offerta per la nostra chiesa riempiono le nostre lampade di olio di letizia per donarlo ai fratelli che ci dicono: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono” (Mt 25,8).
Carissimi fratelli e sorelle, con la benedizione degli Oli, diventa naturale ritornare con la memoria alle celebrazioni con cui siamo stati unti con il S. Crisma: il giorno del nostro battesimo, della cresima, dell’ ordinazione sacerdotale.
Lo Spirito, in quel giorno, prese possesso pieno della nostra esistenza, ci riempì della sua grazia, della sua potenza e della sua santità.
Non dimentichiamolo mai, soprattutto quando la stanchezza o lo scoraggiamento rischiano di bloccarci: ricordiamo che su di noi, come su Gesù all’inizio della sua missione, lo Spirito è sceso in abbondanza con tutti i suoi meravigliosi doni.
Stasera facciamo memoria. Nella vita è importante fare memoria.
Noi esistiamo nella memoria di Dio Padre.
Il Signore ci ha creati e ci mantiene in vita. Se per un istante si dimenticasse di noi, noi non esisteremmo più.
Dio non si scorda mai di noi neppure per un istante, non è un Padre che abbandona i figli o si disinteressa. Noi, si, ci dimentichiamo di Lui.
“Sion ha detto: Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato. Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai” (Is.49,14-15)
Grazie, Signore, perché ci hai disegnati nelle palme delle tue mani, grazie perché possiamo sempre contare sul tuo amore.
Ma anche Gesù non si dimentica di noi: siede alla destra del Padre e intercede sempre per noi, si ricorda di ciascuno di noi e veglia, perché si sente responsabile della missione che ci ha affidato.
Ha promesso: “io sarò con voi, sempre.”
Dice la lettera agli Ebrei: ‘Abbiamo un sommo sacerdote tale che si è seduto alla destra del trono della Maestà nei cieli’ ( 8,1)
E S. Paolo: ‘Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi’.(Rm 8:34)
Lo Spirito Santo mantenga viva in noi questa consapevolezza che infonde tanta sicurezza: ne abbiamo bisogno!
Ma anche noi dobbiamo tenere viva la memoria.
Dobbiamo a S. Agostino una definizione bellissima dell’uomo; lo chiama: capax Dei. Ecco le sue parole: “Proprio per questo è immagine di Dio, perché è capace di Dio e può essere partecipe di Lui (De Trin. 14, 8, 11). La grandezza dell’uomo si misura dal suo rapporto con l’«Assoluto», con l’«Eterno»; ha la possibilità naturale, di essere elevato al possesso immediato di Dio”. E questo spiega anche il disagio che è in noi, perché essendo capax Dei, necessariamente sentiamo di essere indigens Dei, cioè inquieti e insaziabili finché non giungiamo al Bene infinito.
Ogni mattina, quando riprendiamo le nostre attività, dovremmo avere un fremito di gratitudine: Dio ci ha fatti a sua immagine, ha impresso in noi la sua firma, facendoci dei piccoli capolavori.
Ad un monaco fecero una domanda, per conoscere il suo stato d’animo: chiesero cosa avvertiva quando iniziava la giornata con la prospettiva di stare in una piccola cella e in piccolo monastero!
“Comincio ad essere felice!”, fu la sua risposta.
E questo dovrebbe essere anche il nostro stato d’animo, perché oltre a essere stati creati, siamo stati costituiti figli di Dio.
Abbiamo ricevuto l’unzione del S. Crisma nel giorno del nostro Battesimo, poi della Cresima.
La memoria di questi sacramenti dovrebbe imprimere nuovo fervore, non solo questa sera, ma sempre.
Il battesimo ha impresso in noi ‘la memoria Dei’, ci ha resi proprietà di Dio e ci ha introdotti alla conoscenza e alla intimità con Lui, ci ha fatti familiari suoi e grazie a questo sigillo possiamo pregare, rapportarci al Padre.
Dice S. Paolo:” voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo. (Rm 8, 11.14-17)
Il Battesimo ha modificato la nostra relazione con Dio: il nostro rapporto con lui si è fatto diretto, libero, spontaneo, confidenziale. Possiamo interpellarlo con la stessa immediatezza di Gesù che lo chiamava, “papà”, in un dialogo unico e originale.
E siamo stati costituiti: «eredi di Dio, coeredi di Cristo». Abbiamo davanti un destino di gloria, di comunione piena, di eternità.
Nulla e nessuno potranno mai cancellare questa nostra identità.
Tutta la nostra vita, cari fratelli e sorelle, è partecipazione al sacerdozio di Cristo, possiamo offrire noi stessi quali vittime, dono santo, gradito a Dio insieme col suo Corpo e Sangue.
Diceva s. Leone Magno: “ Renditi conto, o cristiano, della tua dignità”. Siamo stati resi conformi a Cristo.
Scrive Origene:
Quando dono quel che possiedo, quando porto la mia croce e seguo il Cristo, allora io offro un sacrificio sull’altare di Dio.
Quando brucio il mio corpo nel fuoco dell’amore e ottengo la gloria del martirio, allora io offro me stesso quale olocausto sull’altare di Dio.
Quando amo i miei fratelli fino a dare per essi la mia vita,
quando combatto fino alla morte per la giustizia e per la verità,
quando mortifico il mio corpo … allora io offro di nuovo un sacrificio d’olocausto sull’altare di Dio… allora io divento un sacerdote che offre il suo proprio sacrificio. (Origene, Hom. Lev 9,9: PG 12, 521D-522A)
Noi siamo chiamati a esercitare il culto non nel tempio, coi riti staccati dalla vita e senza fede, ma lungo le strade, nelle nostre famiglie, nei luoghi di incontro, di lavoro, di gioia e di sofferenza.
Il concilio ricorda in Lumen Gentium 10: «I battezzati vengono consacrati per formare un tempio spirituale e un sacerdozio santo, per offrire, mediante tutte le attività, spirituali sacrifici. Tutti quindi i discepoli di Cristo offrano se stessi come vittima viva, santa, gradevole a Dio (cf. Rm 12,1), rendano dovunque testimonianza di Cristo e, a chi la richieda, rendano ragione della speranza che è in essi di una vita eterna».
Vi invito fratelli a riflettere nelle nostre comunità, nei consigli pastorali parrocchiali e foraniali, nei prossimi mesi sulla nostra identità e sulla missione che il Signore ci ha affidato per cercare nuovi spunti per il cammino pastorale dei prossimi anni.
Ma noi sacerdoti, con il rinnovo delle promesse sacerdotali, stasera facciamo memoria della nostra ordinazione sacerdotale.
Pensiamo all’Ultima Cena, quando in un momento di eccezionale intensità, Gesù congedandosi dagli apostoli, fece appello alla memoria, chiese di non dimenticare mai: ‘fate questo in memoria di me’, ricordate, non dimenticate!
Intendeva istituire l’eucaristia per perpetuare la sua fatica di Redentore e intendeva dare a noi le coordinate del nostro ministero.
Quando ci accostiamo all’altare, noi facciamo memoria di Cristo, una memoria oggettiva: noi possiamo celebrare in modo distratto, dovremmo arrossire, ma in ogni celebrazione facciamo memoria e rendiamo presente una persona che conta, rendiamo presente tutto ciò che quella persona ha fatto per noi e per l’umanità, e dovremmo riempirci di stupore, come accadeva a s. Giuseppe da Copertino quando celebrava: andava in estasi.
Fate questo in memoria di me: sono parole che dovrebbero risuonare nel nostro cuore come rintocchi di campane per non cedere all’abitudine.
Diceva Papa Benedetto: “La familiarità comporta anche un pericolo: quello che il sacro da noi continuamente incontrato divenga per noi abitudine. Condizionati da tante abitudini, non percepiamo più il fatto grande, nuovo, sorprendente, che egli stesso sia presente, ci parli, si doni a noi. Contro questa assuefazione alla realtà straordinaria, contro l’indifferenza del cuore, dobbiamo lottare senza tregua.”
Ed ecco l’augurio di questa messa crismale: che la memoria da attività intellettuale si trasformi in stile di vita, ripresentazione esistenziale della persona e della missione di Gesù, che la memoria dia forma alla nostra esistenza.
Oggi purtroppo siamo immersi in un mondo caratterizzato da una inspiegabile frenesia: ogni giorno cerca di offrire novità, alcune importanti altre inutili, e viviamo con un ritmo accelerato la nostra esistenza, dimenticando il punto di partenza della nostra corsa e il punto di arrivo.
Viviamo in una continua alienazione, immersi nell’effimero e nel relativo… con un conseguente malessere di fondo.
Sono state istituite le Giornate della Memoria per non dimenticare alcune pagine drammatiche della storia, e poi si sono cancellati i segni di Dio nella società e nella cultura, si vogliono cancellare le radici cristiane della nostra Europa.
In questa meravigliosa assemblea, sentiamo rivolte a noi le parole del Vangelo: ‘Lo Spirito del Signore su di me e mi ha mandato”
Il Signore, come un giorno scelse gli apostoli e li inviò…così, nonostante i limiti, ha scelto noi.
Erano appena undici, un numero imperfetto, diremmo un presbiterio non perfetto, come il nostro, come i tanti presbiteri del mondo.
Ma ha avuto fiducia.
Ci ha pensati e formati per il nostro tempo e per questo territorio.
Non dimentichiamo mai!
È una vocazione meravigliosa la nostra, davvero possiamo cantare stasera: ‘Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato: alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore’ (Sal. 46)
Ci ha dato la gioia e l’onore di rappresentarlo non solo nel sacrificio eucaristico, ma anche nel sacramento della Riconciliazione.
Ci ha chiesto di mettere in contatto col suo cuore misericordioso l’uomo del nostro tempo.
Celebriamo con gioia questo sacramento della misericordia, viviamolo soprattutto noi stessi, come sorgente di grazia, per trovare vigore e slancio nel nostro cammino di santità.
Dio conta su di noi per operare i suoi prodigi nel cuore dei suoi figli.
Questo anno Santo ravvivi la nostra memoria e lasci un’impronta nella vita della nostra diocesi: un’impronta di rinnovamento spirituale grazie alla nostra sollecitudine pastorale.
Maria, madre di Misericordia ci accompagni sempre. Amen