Concattedrale di Gallipoli
"SANT'AGATA"
Nel cuore del centro storico di Gallipoli sorge una tra le più suggestive chiese barocche della Terra d’Otranto: la splendida Basilica Concattedrale di Sant’Agata che fino al 1986 è stata sede dell’antichissima diocesi di Gallipoli (VI sec.), prima della revisione delle circoscrizioni ecclesiastiche da parte della Santa Sede e la piena unificazione con la diocesi di Nardò (30 settembre 1986). La basilica, dedicata a S. Agata, Vergine e Martire Patrona della Città e della diocesi di Nardò-Gallipoli, insieme a San Gregorio Armeno, si raggiunge facilmente nel nucleo vecchio della “città bella” (in greco, “kalé polis”) che si sviluppa su una piccola isola collegata tramite un ponte alla parte moderna della città.
L’attuale chiesa è stata elevata a Basilica Pontificia Minore nel 1946 dal Papa Pio XII, su richiesta del vescovo Mons. Nicola Margotta (1935-1953). Essa fu costruita in poco meno di settant’anni (1629-1696), in luogo di un’altra più antica, dedicata a S. Giovanni Crisostomo. I lavori iniziarono il 27 maggio 1929. Progettista fu il Genuino e il vescovo dell’epoca era lo spagnolo Consalvo de Rueda.
La data del completamento della costruzione (1696) appare proprio in un’iscrizione sulla facciata, che si presenta quasi all’improvviso tra le mura fortificate e intersecate da una fitta trama di vicoli e corti fiorite del centro storico della città, in prossimità del settecentesco palazzo del Seminario. La facciata è realizzata in carparo locale forse ad opera di Giuseppe Zimbalo, e arricchita da diverse statue in pietra leccese (S. Agata., S. Sebastiano, S. Fausto, S. Marina, S. Teresa, S. Giovanni Crisostomo e S. Agostino).
L’interno è ripartito in tre navate a croce latina, scandito da un colonnato con fregio a mètope e triglifi di sapore rinascimentale. Entrando nella chiesa si ha la straordinaria impressione di vedere un unico grande dipinto, una vera e propria galleria di pittura sacra che sembra rivestire ogni angolo dell’interno, dalle volte fino al magnifico presbiterio. Diversi, infatti, sono i pittori e gli artisti che hanno contribuito alla ricca decorazione pittorica della basilica: va menzionato anzitutto l’artista gallipolino Giovan Andrea Coppola (1597-1659), nato a Gallipoli da una famiglia benestante e rispettata della città e formatosi in diversi ambienti metropolitani dell’epoca, come i circoli della corte medicea di Firenze e i maestri conosciuti a Napoli.
Nella pittura del Coppola, infatti, convergono elementi del manierismo fiorentino, dei maestri antichi e contemporanei. A lui si devono numerose tele, tra cui le magnifiche pale dei Miracoli di San Francesco (II altare a sinistra), del Martirio di Sant’Agata (transetto sinistro), dell’Adorazione dei Magi (III altare a sinistra). Un ritratto dell’artista si può intravedere nel personaggio che si vede a destra sotto la prima arcata dei Miracoli di San Francesco e nella figura di profilo sull’estrema destra nella tela dell’Adorazione dei Magi.
Un altro artista che ha notevolmente contribuito alla galleria delle pitture della Basilica Concattedrale è il napoletano Nicola Malinconico (1663-1721), di cui si può ammirare tra l’altro una grande tela sulla controfacciata, raffigurante Gesù che scaccia i profanatori del Tempio e un’immensa pala di 100 mq raffigurante il Martirio di Sant’Agata che copre interamente la volta del tiburio. Anche le tre tele raffiguranti scene della vita di Sant’Agata, incastonate in cornici sagomate che si possono ammirare nella volta della navata centrale, finemente decorata da un impalcato in legno sono del Malinconico.
Numerosi altri lavori del pittore napoletano chiamato a Gallipoli dal giovane vescovo teatino Oronzo Filomarino (1700-1741), rivestono l’interno della basilica (Il paralitico risanato, L’ingresso di Cristo a Gerusalemme, La Sepoltura di Sant’Agata), nonché altri dipinti del figlio Carlo che furono tutti completati entro il 1721, l’ultimo anno di vita del Malinconico.
Nel transetto destro si può vedere la cappella del SS. Sacramento, interamente rivestita in marmi policromi con una tela centrale raffigurante il Trionfo dell’Eucaristia del pittore Francesco Giordano e altre tele del Malinconico; nel braccio sinistro del transetto un’altra cappella interamente rivestita in marmi policromi, dedicata a S. Maria del Popolo o del Soccorso, con numerosi dipinti del Malinconico e del Coppola.
Il presbiterio comprende l’altare del maestro bergamasco Cosimo Fanzago (1591-1678), su cui campeggia il Crocifisso in legno del sec. XVIII e la cattedra episcopale di recente fattura. L’abside è interamente occupata dai 41 stalli del coro ligneo fastosamente intagliato in noce, opera del tedesco Giorgio Aver (XVIII sec.). Anche qui le pareti e la volta a crociera sono interamente ricoperte dalle opere del Malinconico.
La Concattedrale conserva così, insieme alle altre numerose e splendide chiese del centro storico di Gallipoli, la memoria storica di eventi storici, di committenti ed artisti, di uomini e donne di fede che perpetuano la devozione di una comunità cristiana che continua anche oggi ad essere sempre viva al suo interno e accogliente nei confronti dei pellegrini e dei visitatori che qui troveranno non solo stupendi monumenti di rilevante valore storico-artistico, ma anche molteplici spunti di preghiera e di lode al Signore.